Qualcosa, in qualche momento.

Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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lunedì 25 settembre 2006

Streghe moderne

Il dibattito sul ruolo della stampa, i suoi doveri e le sue responsabilità, è uno degli argomenti di maggior interesse della nostra epoca.
Stamattina mi sono imbattuto in un articolo del Corriere della Sera di circa una settimana fa: dopo un'intervista effettuata da una giornalista della Cnn ad una madre per la sparizione del figlio, la donna si è tolta la vita.
La giornalista della Cnn è una delle strapagate, strafamose e strafottenti "donne in carriera" che spesso la Cnn utilizza per i suoi reportage di maggior effetto, il suo nome è Nancy Grace, un'elegante e sofisticata signora che dopo alcuni anni di carriera giuridica è passata ai reportage televisivi, nel pieno boom della "tv verità".
Ultimamente è la conduttrice di un programma molto simile a "chi l'ha visto" che porta il suo stesso nome, qualcosa come "Nancy Grace show" .
Durante il mese d'agosto di quest'anno l'attenzione della trasmissione (e dell'America intera) era focalizzata sulla vicenda della scomparsa del piccolo Trenton di 2 anni, figlio di Melinda Duckett, una 21enne della Florida, separata dal marito e disoccupata.
Dopo alcune settimane di indagini gli unici indiziati erano proprio lei, la madre ed il suo ex marito, che pero' aveva un alibi inossidabile. Tuttavia il procedimento era ancora completamente aperto, non c'era stata nessuna accusa formale nè vennero trovate ipotesi per il movente.
A questo punto entra in scena la giornalista che con il modo feroce con cui è conosciuta, durante un'intervista ha incalzato la povera donna con domande poco giornalistiche ma molto istruttorie e scenografiche.
Sembrava di assistere ad un processo: "Lo dica dov'era quel giorno... Lei è una bugiarda, perchè non ci vuol dire la verità?".. Passata qualche ora la ragazza si è suicidata ed il giorno dopo la Cnn trasmetteva la puntata, con punte record di spettatori.

Ora abbiamo un argomento in più per parlare del ruolo del giornalismo.

Prima di concludere vorrei trascrivervi l'ultima dichiarazione della famosa giornalista:

«Mi dispiace molto per quello che è accaduto a Melinda Duckett. Ha commesso il suicidio prima che l'intervista fosse trasmessa. Speriamo che la nostra trasmissione possa almeno aiutare a ritrovare il piccolo Trenton».

domenica 17 settembre 2006

Luna


Alcuni giorni fa la Nasa ha informato il Governo americano della scomparsa degli ultimi nastri originali rimasti delle missioni lunari. (Notizia Ansa del 15 settembre)
"Rimasti" perchè già la maggior parte delle circa 700 bobine originali era andata danneggiata o perduta nel corso degli anni.

Non molto tempo fa Aldrin, il secondo della missione Apollo11 è apparso ad una trasmissione scientifica americana dichiarando che fino a quel momento la Nasa aveva tenuto segreto l'avvistamento, durante la missione, di un oggetto non identificato da parte dell'equipaggio della navetta e che quell'entità avrebbe viaggiato assieme a loro in direzione della luna.
Alcune fonti dietrologiche parlano addirittura di un cratere lunare dove Neil Armstrong avrebbe visto decine di "visitors".

La scienza ed i viaggi spaziali hanno da sempre stimolato la nostra fantasia basti solo pensare al film "Voyage dans la lune" di Méliès del 1902 o a "l'invasione degli ultracorpi" degli anni '50, o anche rimanendo alla cultura popolare, tutti gli avvistamenti di Ufo che ci sono stati nel corso degli anni, i cerchi nel grano, molto di moda negli ultimi tempi o le ipotesi paleofantascientifiche sul cosiddetto "astronauta di Palenque", il bassorilievo trovato in una tomba maya nel Chiapas, insomma la vita terrestre sembra non bastarci, vogliamo sognare con qualcosa di più.
Quel qualcosa, ormai molto tempo fa, ce lo consegnò l'America con lo sbarco sulla luna dell'Apollo 11 e con i primi esseri umani che passeggiarono sul suolo del nostro satellite, in quel 24 luglio del 1969.
Per chi come me è nato dopo quella data, i viaggi lunari sono stati una realtà, non raggiunta, ma stabilita, certa. Chi è stato bambino negli anni 70-80 è cresciuto in un clima "spaziale", a partire dai cartoni animati, ai film, alla musica... ma in fondo, tutto derivava da quella certezza: L'uomo è stato sulla luna.

Lultima missione sulla luna, l'Apollo 17, fu effettuata nel dicembre del 72. Ma la Nasa visse per anni nella gloria delle sue missioni passate. Negli anni ottanta con i lanci degli space shuttle, si rinnovò l'idea dei viaggi spaziali, adottando delle navette "riciclabili" e all'apparenza molto sicure.
Ma con l'andar del tempo tutto andò sbiadendosi, gli anni '90 hanno visto il crollo del mito del viaggiatore dello spazio e la luna è diventata sempre più lontana. Forse perchè le ultime missioni degli Shuttle avevano fortemente deluso e la tragedia del Challenger fece molto in questo senso, forse perchè con la fine della guerra fredda non c'è più stata quella competizione tra gli Stati Uniti e la Russia che era stato lo sprone alla corsa allo spazio, ma una cosa è certa; da quegli anni non è stato più così certo che l'uomo fosse in grado di viaggiare nello spazio.
E si sa, dai dubbi nascono alcune certezze, e dalle certezze nascono altri miti ed altre leggende, che con il vero tam tam dell'epoca moderna, Internet, si ingrandiscono e diventano, per alcuni, delle realtà inconfutabili, per altri solamente pulci nell'orecchio.


Ormai sono molti anni che si pensa che gli americani siano capaci di tutto per mantenere il loro posto di potenza mondiale dominante, Iraq docet! Ma in questo caso si parlerebbe di molti anni prima, di quell'estate del '69 quando venne pronunciata la famosa frase "un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l'umanità".
C'è chi dice che quelle parole fossero parte del copione di una grande messa in scena e che in verità tutto si fosse svolto in un set cinematografico.
A quel tempo Nixon era l'inquilino della Casa Bianca, la guerra fredda era ad uno dei suoi apici e dal Vietnam non si sapeva più come uscirne, mentre sul fronte interno, la contestazione studentesca aveva raggiunto ormai livelli insopportabili. Serviva qualcosa da distrarre e inorgoglire gli americani e dall'altra parte sorpassare la Russia nella corsa allo spazio e strabiliare il mondo. Ottennero tutto! La conquista della luna (reale o di pura finzione) lanciò l'America intera nello spazio, risultò chiaro agli occhi del mondo che non ci fosse per lei un limite al possibile.

Ora, da qualche tempo si parla delle molte incongruenze che si noterebbero nelle immagini di quell'impresa; per esempio l'assenza quasi totale di stelle nel cielo lunare..siccome non c'è atmosfera, dovrebbero risultare molto più brillanti che dalla Terra. Oppure dell'assenza perlomeno di un piccolo cratere nella sabbia al di sotto del reattore dell'Apollo, qualcuno parla di addirittura bottiglie di CocaCola che spunterebbero ogni tanto dal suolo della luna e.. beh, anche l'aspetto molto empirico dei moduli lunari e soprattutto del moonpatrol, che ha tutto, anche un ombrellino rovesciato dal vento che funge da trasmittente.. tutto, tranne che un motore, farebbero pensare che non potrebbero sopportare neppure un viaggio tra il tinello e la camera da letto di un bilocale.
Comunque, malgrado la satira che posso farne, ho solo la pulce nell'orecchio, mi sembra una cosa così grave, ed allo stesso tempo così infantile, mentire su un fatto come questo, che non me la sento di buttare via tutti gli anni in cui ho preso la distanza tra la terra e la luna come unità misura del valore dell'essere umano.


Certo, la scomparsa degli ultimi video originali che erano rimasti a documento del viaggio è piuttosto strana ed i racconti deliranti di uno degli eroi di quell'impresa, sono veramente sconsolanti, ma forse, finchè non ci saranno prove schiaccianti, è più bello credere che lassù ci siamo stati per davvero, che Babbo Natale tutti gli anni porti i regali ai bambini buoni e che, un giorno, se avremmo vissuto secondo i comandamenti, andremmo in paradiso.


Luca

mercoledì 13 settembre 2006

Tutti in Cina


E' di un paio di settimane fa il viaggio d'affari del presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando in Cina, accompagnato dal sindaco di Genova Giuseppe Pericu e da alcuni esponenti del mondo del lavoro e della cultura della Regione.
Per Romano Prodi, invece, la visita al grande Paese orientale parte oggi dalla provincia di Jiangsu e dalla sua capitale Nanchino.

Non c’è che dire, rispetto al periodo del: “i cinesi non mangiano i bambini, fanno di peggio: li usano come concime!”, il passo in avanti c’è stato, ma quello che risulta chiaro è che stiamo andando a recuperare solo le briciole di un bottino che è stato gia’ spartito da altri.
Il porto di Rotterdam è diventato ormai il centro di smistamento principale dello scambio mercantile tra Cina e vecchio continente e circa il 70% di tutto il traffico di container tra i due continenti è diviso tra il porto olandese e quello di Amburgo.
Una più misera fetta ce l’hanno anche alcuni porti del mediterraneo, come Valencia, Marsiglia e Genova che malgrado una posizione geografica favorevole rispetto ai porti del nord (si calcola un vantaggio di 5-6 giorni di navigazione in meno), non hanno potuto offrire strutture adeguate per ricevere la grande quantità di merci provenienti dalla Cina.
Quindi la corsa dei nostri amministratori è quantomeno un po’ in ritardo, anche se la direzione è quella giusta; se non sai come sconfiggere l’avversario fattelo amico.

La Cina è un enorme sconosciuto per la cultura occidentale, gli anni di Rider’s Digest e di Happy Days ci hanno un po’ intorpidito le menti sulla reale conoscenza di quanto le nazioni che venivano (anche giustamente) bollate come comuniste, hanno realmente rappresentato nella storia dell’umanità.
Ma benché non facciano troppa impressione le date quando si parla di storia di altri, il fatto che la Cina sia unita da 4000 anni non può lasciare indifferenti, soprattutto se pensiamo che la nostra storia, quella dell’Italia unita, non supera i 145 anni.
Però, è proprio questa mole di secoli di storia che scoraggia la voglia di conoscere profondamente la cultura e le gesta di questo popolo (o gruppo di popoli) che, passato attraverso la cinquantina di dinastie, è sbarcato un secolo fa alla repubblica destroide del Kuomingtang con Chiang Kai-Shek, per poi scrollarsela di dosso vestendosi del rosso della repubblica popolare di Mao e sbiadendosi un po’ con l’apertura all’occidente di Deng Xiaoping.
La Cina, poi, in tempi già televisivi ci ha tenuti col fiato sospeso con piazza Tienanmen (e Xiaoping ne sa qualcosa!) per poi cullarci nelle lusinghe religiose del buddismo e dell’ascetismo spirituale dei gompa tibetani, ci ha sbalordito con la costruzione della più grande diga del mondo, sul fiume Azzurro ed ora, nell’ultimo decennio, ci ha invaso con la sua economia funambolica, col brulichio delle sue genti nelle nostre città e con le migliaia di container nei nostri porti.


Allora, se vogliamo vedere le cose un po’ più dall’alto, l’idea che ci si può fare è quella che stiamo avviandoci ad una delle più grandi invasioni economico/culturali della storia dell’umanità e pare che ci si stia preparando ad assorbire il colpo nel migliore dei modi possibili.
Fortunatamente questa invasione sarà dilatata in tempi lunghissimi, la costruzione di qualcosa di solido ha bisogno di tempo e la Cina non è una nazione da “manovrina-bis” ma da “muraglie” economiche e questo dà a noi “invasi” un certo spazio vitale dove ritagliare una piccola economia propria, anche se pendente da qualche mammella della grande Cina.

Anche l’Italia è intenta in questo patchwork, a parte la parentesi del governo Berlusconi, che con grande lungimiranza e finezza politica è riuscito ad irritare un miliardo e mezzo di cinesi con un paio di parole. In quest’ottica siamo pronti ad offrire, come neppure agli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, ogni nostra più piccola risorsa.
Ne è un esempio lampante il progetto di Renzo Piano di ammodernamento del porto di Genova, in cui mi sono imbattuto per caso qualche giorno fa. Un ridisegno completo del fronte portuale per l’ampliamento della superficie di stoccaggio dei container (la maggior parte “Yang Ming” e “China Shipping”). A queto modo la città perderebbe ogni suo più piccolo sbocco al mare a Ponente, si ritroverebbe con un porto lungo 15 km, da Voltri fino alla foce e con uno sfratto importante: l’aeroporto, che dovrebbe essere costruito ancora più in mare aperto rispetto a quello attuale.
Questo è l’emblema di come cambiano le coscienze col divenire della situazione storica, infatti R. Piano una quindicina di anni fa aveva già partecipato alla ricostruzione del porto antico di Genova e con uno slogan dal tono molto ecologista: “restituiamo il mare ai genovesi”, mi viene da pensare che allora tutto sia stato fatto con l’intenzione di riprenderselo con gli interessi...e, per tornare al tema, svenderlo ai cinesi!

Bene, per concludere, è noto che la storia sia una fucina di continui cambiamenti, ci saranno sempre potenze in ascesa, nazioni più piccole che le seguono per riuscire ad avere qualcosa da mangiare anche loro, però quello che mi auguro è che Prodi torni dalla Cina avendo offerto solo le bocche dei porti e non anche altre parti meno nobili, come invece abbiamo sempre fatto durante tutta la nostra storia!



Luca

lunedì 4 settembre 2006

Bottom Crawlers

Né più mai toccherò le tue sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, diceva un grande poeta del passato.
Mi viene da pensare a queste righe ogni volta che vedo le immagini di Lampedusa, Ceuta, delle Canarie, ma anche dell’ormai militarizzata linea di confine messicano-statunitense.

Per una persona che ha una vita normale: sveglia 7-7,30 metropolitana-ufficio..il caffè-la pausa pranzo-la difficoltà a riprendere a lavorare dopo la pausa pranzo-quasi l’ora di uscire, manca poco-l’ora di uscire-rimetropolitana-ricasa-moglie e qualche bambinetto che ti fa girare le palle proprio quando hai voglia di riposarti un po’-cena-TG-quel programmino che ti piace tanto dopo il TG-il solito film di merda-letto..Bene per una persona come questa e cioè la gran parte degli esseri umani occidentali/medioborghesi, è possibile che sfugga un po’ l’idea del partire verso l’ignoto.
Chi lascerebbe la propria vita, la propria terra, gli amici, la casa, i propri cimiteri, parenti e tutto quello che aveva considerato vita fino a quel momento, per l’incertezza di un mare inclemente e di un approdo ancora meno conciliante? Non aspettatevi una risposta numerica perchè ovviamente è una domanda retorica.
Quello che posso capire dopo circa 33 rivoluzioni terrestri attorno alla sua stella, è che col nostro empirismo andiamo poco al di là della nostra sfera di esistenza, in pratica non capiamo proprio un pisello!

Allora facciamo un esempio... Murtala, un nigeriano del Biafra, sui 38 anni. Appartiene ad una di quelle famiglie che fino agli anni 60 stavano molto bene, avendo fatto fortuna nell’arco di molte generezioni trafficando tutto il trafficabile con gli inglesi.
Quando nacque iniziarono le rivolte ed in pochi anni scoppiò la guerra civile. Nel decennio successivo cambiarono molte cose, tutto tornò alla normalità, la Nigeria diventò una repubblica federale, ma gli equilibri che si erano stabiliti prima dei rovesciamenti politici si incrinarono per sempre.
Murtala, unico maschio e primogenito di 8 figli si è ritrovato orfano e capo famiglia appena compiuti i quattordici anni. Era molto volenteroso e assai premuroso con le sorelle, tutto quello che riusciva a guadagnare o rubare, era per loro. Rimase piccoletto ed un po’ debilitato, per il poco cibo ed il tanto lavoro ma riuscì alla fine a far crescere le sorelle ed a farle diventare adulte e maritabili.
A 30 anni, quando le sorelle ormai avevano una propria vita, ebbe la fortuna di trovare per pochi soldi un terreno coltivabile. Chiese un prestito ad una banca, lo comprò e piantò del cacao. Nel giro di un paio d’anni il campo di Murtala era il più rigoglioso della zona, la rendita, alla fine della stagione era stata enorme e gran parte del guadagno lo investì per nuovi terreni.
I grandi coltivatori della zona, la maggior parte stranieri, non videro di buon occhio la fortuna del ragazzo, gli proposero una società ma in tutto, quello che Murtala riuscì a capire, era che avrebbe dovuto firmare un contratto di vendita dei propri terreni, avrebbe potuto continuare a coltivare parte della terra ma pagando un affitto annuale, pratica che gli ricordava tanto il feudalesimo ed il signoraggio.
Non accettò e quello fu l’inizio della sciagura: arrivò la stagione del raccolto e fu un'annata formidabile, le piante erano stupende e le richieste dall'estero erano raddoppiate rispetto all'anno precedente, ma proprio il giorno prima della raccolta, un incendio devastò le piantagioni, non rimase neppure una foglia, nel rogo bruciò tutto, anche la sua casa ed alcune capanne dei braccianti. Perse tutto.
Dovette vendere i terreni che dopo l’incendio persero valore perchè tutti sapevano che quei terreni dovevano andare ai grandi coltivatori e lui, alla fine, fu costretto a venderli a loro per una somma che non gli permise neppure di coprire la metà dei suoi debiti.
Passarono gli anni, e la strada fu la sua casa, i mariti delle sorelle non ne vollero sapere nulla di lui, strisciò nelle peggiori strade, rubò il pane e cercò di truffare i suoi simili, fu incarcerato e quando fu libero, all’alba dei 37 anni cominciò a camminare verso il confine.
Attraversò il Niger, sostò ad Agadez, e si unì a dei carovanieri del deserto, si ritrovò in Algeria ed alla fine a Tripoli, in Libia. I Tuareg, suoi compagni di viaggio gli offrirono i soldi per pagare un loro amico che con un peschereccio lo avrebbe portato in Italia.
Cosi' si trovò una notte sopra un peschereccio pieno di “pesci”, quasi tutti neri, qualche nordafricano, e un paio di orientali che non si capì bene per quali vie fossero lì. Murtala fu grato ai suoi amici nomadi, con i quali spartì le più belle notti stellate della sua vita, ma il loro regalo lo avvilì, nelle prime ore di navigazione si sentì un disperato come mai in vita sua...e pensare che credeva di avere già toccato tutti i fondi possibili.
Passarono giornate intere senza mangiare nè bere, giornate in cui il mare sembrava aver smesso di seguire le leggi della gravitazione, l’odore di vomito era quello meno rappresentativo della condizione delle persone a bordo. Mentre i giorni in mare raddoppiarono e poi triplicarono, il “Capitano”, come si faceva chiamare, mostrava sempre più di non avere idea di dove stesse andando. Alcuni corpi, non si sa bene se morti o se solo svenuti, cominciarono ad essere gettatati in mare.
All’ora della preghiera, la parola che risuonava di più era “hataf”, morte, che veniva chiesta a Dio per dare una fine immediata alle proprie sofferenze.
Finalmente, dopo quasi due settimane in mare, in lontananza si avvicina una costa, ed assieme a lei un’imbarcazione grigia, con un altoparlante che urla frasi incomprensibili in una lingua che sembra non essere generata da un essere umano, non ha suono, non ha vita.
Murtala ha paura, di fianco a lui c’è un ragazzino disteso, una mosca sta entrando nel suo naso, non trova l’impedimento del respiro ed entra con facilità. Davanti c’è un vecchio, bestemmia e lacrima, parla tra i denti di una donna, di quanto era bella e di quanto presto lo ha lasciato solo in questa vita: “Quanto ti amo, quanto ti amo ancora! ..Ti raggiungerò presto.” ripeteva.
Il molo, le corde marce d’acqua e sale, terra.
Di quaranta persone che c'erano sono rimasti in quindici e vengono alloggiati in un campo che ricorda molto i recinti dei polli.
L’isola è un centro turistico e non viene permesso loro di uscire, ogni tanto arriva qualche curioso a fare fotografie ed ogni tanto c’è qualcuno che urla e lancia pietre.
Murtala non sa fare nulla ed è malato, un interprete gli dice che non c’è posto per lui in Italia, lo avrebbero curato e rimandato in Nigeria ...e così fu.

Questo è il cerchio della vita....e a proposito di “circle of life” (Re Leone) ..mi viene da pensare che per molte persone, i problemi dell’Africa sono legati soprattutto al mondo floro-faunistico, l’estinzione della tigre, la caccia agli elefanti, il problema dei pinguini nel Sudafrica e lo sfruttamento forestale..anche la Disney che sfrutta a dovere l’Africa per i suoi personaggi...non pesca mai dal cilindro umano... ci sono sempre i leoni, i facoceri...tutti felici e sorridenti e con pochi problemi ...‘fanculo anche loro!

Bene, abbiamo un po' parlato, a volte anche noi occidentali abbiamo bisogno di qualche storiella di questo tipo per convincerci che in fondo capiamo benissimo le sofferenze di quella povera gente, d'altronde anche noi in qualche momento le abbiamo patite..."noi siamo stati emigranti!"
...salvo poi a spiegarmi come possiamo sentire i patimenti dei nostri ancestori che sono partiti per l'America un secolo fa, se molto spesso non riusciamo neppure a capire (o non ci interessano minimamente) le sofferenze delle persone a cui vogliamo bene!

Saluti a tutti.