Qualcosa, in qualche momento.

Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
Le mie foto
Nome:
Località: Genova, Genova, Italy

domenica 18 marzo 2007

Nihil.


Mi sembra che questo che è passato sia stato il periodo più lungo senza scrivere nulla su questo simpaticissimo blog.
Si, devo ammettere che la conversione da vecchio blogger a nuovo, mi ha impigrito parecchio; prima di effettuarla ci ho pensato un po' ed il vecchio account non mi permetteva più di accedere per scrivere articoletti.
..E alla fine, poi, la vena scrittoria anche lei si è piuttosto ridimensionata ..forse anche per via del tempo. Non che ora abbia una vita così intensa di avvenimenti, intendiamoci, ma il solo fatto di dover far fronte alle mie faccende domestiche, lavorative, amministrative e sociali in terra straniera ..mi occupa molta RAM.

Ma ora, Domenica mattina, giornata di sole e con un po' di tempo a disposizione, vorrei raccontarvi di un viaggio in treno, che non c'è mai stato e verso luoghi che non sono mai esistiti.

Un albero di rovere ed un ippocastano, poi un po' più a destra una grande vasca per l'irrigazione e campi, campi fino all'orizzonte e qualche paesello sparso.
Dietro di me la stazione, il mio paese e le colline e in lontananza le fasce d'aria rarefatta della cittá. Il treno stava arrivando alla mia destra e l'odore del caffè di tutte le mattine stava svolazzando nei mulinelli di vento, che annunciavano la primavera con leggere tonalità di mandorlo.
Pensavo alle parole di mia madre di quella mattina prima della mia partenza , frasi come; "Se c'è vento tappati il collo!" o "Quando arrivi telefona!" le stesse di quando avevo 18 anni.
Se da un lato è confortante sapere che quello che hai attorno, in fondo, non cambia, dall'altro se sto prendendo questo treno è per questo motivo, ma anche e con più forza, per il suo esatto contrario.
Una decisione presa soltanto una settimana fa e programmata nel tempo necessario per lasciare il lavoro, congedarmi dagli amici e chiudere alcune cose in sospeso da tutta la vita, come rispondere ad una lettera di una vecchia amica lasciata, poi, sui vasi della sua finestra.
E cosi' oggi sono qui, con un bilgietto e tre cambi di treno programmati per arrivare fino al lago, poi scarpe da ginnastica e cioccolata per raggiungere il paesino di pescatori nella sponda opposta a dove passa il treno.

I nuovi binari e la recente elettrificazione della linea rendono il viaggio davvero piacevole, i campi e le case sembrano scivolare in una discesa infinita fino che la stazione successiva non metta di nuovo in bolla la linea dell'orizzonte.
Occese, Castrutto e Polimeni le salta, con mio stupore, essendo paesi anche più grandi del mio, ma comprensibile per via della linea seghettata del confine della provincia; guardando l'orario, i treni della mattina che vanno nel senso opposto si fermano, così come quelli della sera col mio stesso senso di marcia.
Meglio per me, ogni fermata è un ripensamento, un istinto a scendere dal treno e tornare a casa, una proiezione delle mie future nostalgie per il mio letto, per la camera, gli amici, la bicicletta.
Ma il treno in movimento mi conforta così dolcemente che non può che portarmi nel posto giusto. Anche il primo cambio mi da la stessa sensazione, il treno è ad alta velocità ed i 300km/h e le poche fermate aumentano l'ottimismo rispetto al mio viaggio.


L'ultimo treno era un locale, le sue carrozze erano il vanto del regime, ma alla mia vista erano solo dei vecchi pannelli arrugginiti appoggiati sui carrelli.
La locomotiva era un diesel e neppure molto ben regolato: nelle vetture non si poteva respirare per la scia di gasolio incombusto che entrava dalle varie fessure dei pannelli e da alcuni vetri rotti.
In questa parte del viaggio ho pensato a Beatrice, mia ragazza per quasi 6 anni fino a 2 settimane prima, fino a quando qualcosa nella sua testa non ha più funzionato e dopo aver dato la buonanotte ai genitori ha deciso di avvelenarsi con degli psicofarmaci.
Non ha lasciato nessuna lettera, nessuna spiegazione, perché effettivamente non c’era nessun motivo.
Mi era chiaro che viaggiassi per allontanarmi dall'idea di essere stato dentro ad una tragedia e non averla odorata, dalla tristezza che mi da la pazzia, dai ricordi svuotati, dal non capire. Non avrei più voluto pensarci ma il rumore delle ruote sulle giunture dei binari batteva i minuti al contrario, disossava la tristezza dal profondo e la sbatteva sui finestrini e sull’immagine di quell'enorme conca d'acqua che pian piano stava avvicinandosi.
Il lago era li, sotto ai miei occhi, enorme come non mi era mai sembrato, con le sue sponde piene di lillà e glicini...Il pitosforo nei giardini come verde protezione ai giochi dei bambini, gli alti cipressi ed i pioppi dei viali che percorrono le collinette gialle di ginestre e verdi attorno al lago.
Nell’altra sponda si scorgeva appena il paesino che ancora oggi è la mia casa.
A quel punto mi era ancora più chiaro lo scopo di quel viaggio; nascere!

Forse un giorno tornerò indietro, ma per ora l’acqua blu dai riflessi smeraldo mi regala l’oblio che cercavo, i pesci mi danno il lavoro e la sera mi da il riposo.
...in quanto al treno, quello che si scorge lontano, sull’altra sponda, non mi ha mai portato l'illusione della malinconia né la voglia di prenderlo al volo, lo vedo passare e so che porta ad un passato lontano, ma lo guardo ed in un attimo se ne va.

..Storiella un po' così, piú degna del blogghetto "Spazio Accessorio" che di questo, ma era molto che non scrivevo qui..!
Saluti.