Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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giovedì 12 luglio 2007

San Fermín


Sono i giorni di San Fermín, de la Fiesta e degli “Encierros”.
Pamplona, il capoluogo della Navarra, nel nordest della penisola iberica diventa il fulcro della cultura tradizionale spagnola o meglio del suo lato più sanguigno e che più la caratterizza all’estero; quello delle corride.
Ogni mattina, per una settimana, nelle vie della città si celebra l’encierro, ossia una cavalcata che inizia nei corrales dove i tori passano la notte e percorre più di 800 metri nel lastricato delle calles di Pamplona per arrivare fino alla plaza de toros, dove vengono rinchiusi i tori(da qui encierro) fino all’ora della corrida.
Se non fosse che davanti a quelle bestie ci sono migliaia di persone che corrono e molte delle quali vengono amorevolmente incornate dagli animaletti, questo spettacolo non avrebbe quel gran seguito, ma stando come stanno le cose, é uno dei momenti “culturali” più seguiti in Spagna, persino le corride che si svolgono nel pomeriggio, alla fine, passano in secondo piano.
Ma la festa comprende tutto e tutto é un compendio al toro e a chi lo riesce a sfidare e ad averne la meglio.
Una prova di forza che ha le sue radici nell’antica Roma nei suoi spettacoli pubblici e che ancora oggi, in epoca di rete mondiale, di globalizzazione o detto meglio.. di “plastificazione” di tutto ciò che ci circonda, da ancora un senso di appartenenza selvaggia alla terra che ormai é davvero lontano dalla nostra vita quotidiana.

In questo clima di fiestas de toros , di encierros e desencierros, un paio di giorni fa, le ruote della mia bicicletta hanno girato un po’ per le campagne che attorniano la valle del Tietar, un fiumiciattolo che scorre a cavallo tra le province di Avila, Madrid e Toledo, ossia nel bel mezzo delle due Castiglie.
Sono giornate di un’estate ancora un po’ primaverile; l’aria si rinfresca ancora molto di notte ed il sole non ha ancora completamente arso il verde delle praterie.
In questa atmosfera che invita all’attività fisica, l’altra sera ho iniziato a percorrere la stradina che dal paesino scende fino al rio, seguito da Elena che però ha preferito muoversi con il motorino, data una slogatura del piede (!)
Avevamo deciso di arrivare fino ad alcuni trogoli che si trovano a qualche chilometro di distanza risalendo per uno sterrato piuttosto lungo e quasi piano che attraversa un paio di paesotti.
Arrivati al bivio per Navahondilla, dove c'è la sede del comune, abbiamo proseguito ancora per un centinaio di metri, ma dietro ad una curva e completamente nel mezzo del nosro cammino si stagliava un’orda di tori ruminanti e malintenzionati, perlomeno d’aspetto piuttosto minaccioso.
Abbiamo deciso quasi all'unanimitá (io ero indeciso) di non proseguire ed abbiamo dirottato per la chiesetta di Navahondilla. Da quel punto parte uno sterrato che avevo percorso già un’annetto fa, un cammino che unisce Navahondilla alla frazione di Navahonda e passa per dei pascoli con una vista sulla valle imperdibile, soprattutto al tramonto. Il motorino non puo’ percorrere quella via e così mi sono avventurato solo.
Effettivamente, malgrado fossi partito già un po’ stanco, quella strada, la bellezza della natura e l’atmosfera fresca del tramonto, mi stavano restituituendo gran parte delle forze, mi sembrava di avanzare piuttosto velocemente e di respirare sempre meglio.
Peró la strada non la ricordavo così bene ed ai luoghi familiari ho iniziato a lasciargli qualche chilometro di distanza. Ma volevo continuare, d’altronde anche se salivo un po’ troppo, sicuramente ci sarebbe stata una strada che porta al paese.... ma arrivato quasi sul cucuzzolo, c’era la seconda mandria di tori, sempre in mezzo alla strada ed il primo di loro non aveva nient’altro da fare che guardarmi storto. Neanche da dire; la mia bicicletta ha cambiato direzione da sola.
Ora...non è che io abbia una paura particolare per quelle brave bestie, ma non le conosco così bene, non so se quel guardar male significhi qualcosa di negativo oppure sia un modo per manifestare la propria stima.. nel dubbio, in quell’occasione, ho voluto ripercorrere i miei passi e trovare la strada giusta più a valle. Ed in effetti alla fine era molto più a valle ed era un po’ mimetizzata da qualche arbusto che toglieva la vista salendo, ma non scendendo, percio’ preso il sentiero mi sono ritrovato nella via dei pascoli. E come dice il nome, arrivato in cima alla costa e proprio in mezzo alla strada, c’erano quei simpatici pachidermi neri a pascolare.Cavolo, che mi debbano bloccare tutte le strade mi sembra una cattiveria da parte loro!!!..In più stava rabbuiandosi.
In un primo momento ho cercato di passare dai prati, ma non era conveniente, loro vanno piuttosto lesti in mezzo all’erba ed in più poco più in basso ce n’era un altro bel gruppetto, così ho deciso: gli passo in mezzo! D’altronde perché avrebbero dovuto incornarmi?
Poi, non l’avevo visto subito data la mia vista non del tutto aquilina, ma in mezzo a loro c’erano dei cavalli che brucavano tranquillamente l’erbetta quasi muso a muso con i tori...allora non c’era dubbio non avrei corso nessun pericolo.
Il primo gruppo di torelli, neri ed enormi, al mio passaggio si era spostato, bene, mancavano un paio di tori e poi rimaneva solo il gruppo di animali misti.. quindi più tolleranti. Passato il secondo gruppo, avvicinandomi ai cavalli, si iniziava a palpare nell’aria un po’ di agitazione, i cavalli al mio passaggio, hanno iniziato ad impennarsi e nitrire come impazziti, al che tutti gli altri cavalli, anche quelli più distanti hanno cominciato a correre in giù per il prato lasciando soli una decina di tori a guardarmi, sconcertati ed agitati...Non so bene che possano aver fatto dopo, se hanno corso anche loro dietro ai cavalli, se mi sono venuti dietro, se sono rimasti fermi a mangiare, non so, so solo che in un paio di minuti ero a Navahonda e che faceva molto più caldo di prima.

Questo è stato il mio primo san Fermin in Spagna e senza volerlo, l’ho proprio festeggiato col toro e fortunatamente l’ho passato incolume, all’encierro di questa mattina, a Pamplona, ci sono stati sette feriti gravi, tra i quali un messicano, un tedesco ed altri di varie nazionalità.
L’italiano, per questa volta, l’ha scampata.

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3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

L'italiano, per questa volta, l'ha scampata... E la spagnola, la prossima volta, non perderà d'occhio l'italiano!!!! (...anche se lui, a dire il vero, se la cava abbastanza bene per restare incolume). ...Cmq, per il futuro, meglio 'non svegliare il toro che dorme'!!! ;)

Elena

13 luglio, 2007 10:56  
Anonymous Anonimo said...

hihihi... sto morendo dal ridere...ti sto immaginando a 4occhi coi tori... hihihi...
buon san fermin! ;-)
vale

13 luglio, 2007 16:35  
Anonymous Anonimo said...

Te lo ricordi Speedy Gonzales, il topo più veloce del Messico, ( nel vecchio e famoso cartone animato della Warner Bros)?? Eh eh in questa tua avventura hai voluto prendere il suo posto? Mi sa che l'avrai anche battuto in velocità!Anche io al tuo posto ..avrei messo le ali ai piedi ..anzi ai pedali in questo caso ...:)Chissà se indossavi proprio il grosso sombrero giallo, la camicia bianca e i suoi pantaloncini....
Beh a parte gli scherzi ....che paura!!!!!
Per il resto ...non posso fare a meno di ribadire la mia profonda disapprovazione nei confronti di queste festività "culturali" che portano a inutili e sanguinari scontri tra i poveri torelli e gli impavidi e crudeli toreador ..per non parlare di chi arriva anche dall'estero per farsi rincorrere, se non incornare, dai tori nelle strade . ...mah..

17 luglio, 2007 23:32  

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