Qualcosa, in qualche momento.

Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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sabato 11 agosto 2012

El Camino de Santiago Parte Nona

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El Camino de Santiago Parte Nona

  Ottavo ed ultimo giorno di viaggio
Portomarin – Santiago de Compostela



Allontanandosi da Portomarin
20 giugno 2010, giorno dell'arrivo a Santiago

Finalmente una mattina piuttosto calda. Mancano una 94ina di km alla meta e si parte di buon'ora, un po' dopo le 7. Facciamo colazione in un baretto davanti all'albergue e partiamo. Prendiamo la strada che conduce al lago ed iniziamo il Camino per due ponti diversi. Io quello dei pellegrini in partenza, un ponte un po' approssimativo, e Mario quello dei pellegrini in arrivo, quello carrabile che abbiamo percorso ieri. Il Camino è un enorme prato con intramezzi boscosi di eucalipti conifere di vario tipo, querce e castagni. Un continuo saliscendi per colline che anche se dolci, non piacciono molto al buon fratello, un po' stremato già in partenza. Ogni tanto gli do qualche spintarella (ero combattuto se dirlo o no, ma per dovere di cronaca non posso omettere). Sorpassiamo un simpatico cimitero con loculi persino sul muro di cinta che dà sulla strada, non posso fare a meno di fotografarlo.
Facciamo una seconda colazione in un centro alberghiero fatto da bungalow che ha un po' la fisionomia di quelle strutture edificate per vederne la resistenza alle esplosioni nucleari, ma qui non ci sono manichini e non abbiamo notato boati e spostamenti d’aria né, tantomeno, personaggi che tirano coriandoli (…). Il complesso è poco prima di Palas de Rei, prendo latte e caffè con palmera di cioccolato, potrei quasi non pranzare più perché mangio anche mezza di quella di mio fratello. Vado al bagno (!) e ricominciamo a pedalare. 

Casa di campagna avvicinandosi a Melide
Passiamo per Melide, cittadina nel centro geografico della Galizia, con un simpatico mercato e molta vita.
Proseguiamo sempre con i soliti saliscendi in una campagna perfetta. In un punto passiamo dentro alla copertina di Atom Earth Mother, le mucche pezzate che incontriamo devono aver studiato l'album dei Pink Floyd nei minimi dettagli per riprodurre così fedelmente la sua essenza. 

Vacche
Incontriamo un ciclista di Madrid che avevo visto la prima volta un po' dopo Sahagun. Si ricordava di me, anzi mi saluta lui per primo e mi dice: “Ah, es tu hermano él, ¿no?” ... O qualcosa del genere.  Come nei migliori gironi dell'inferno dantesco, dopo averlo sorpassato di gran lena nell'incontro precedente, per contrappasso ci sorpassa senza troppa fatica e non lo vediamo più.
Ci fermiamo a mangiare, direi ad Arzua... Sì, Arzua. Un'insalata molto corposa. La temperatura, nel frattempo ha raggiunto i livelli massimi dall'inizio del Camino. Comunque il caldo non infastidisce ancora. Ci saranno 26/27 gradi e non troppa umidità. Il cielo è sereno. 
I chilometri, tuttavia, tendono a non diminuire molto velocemente. Gli ultimi 30 chilometri di pedalate sono stati davvero lunghi. Ci fermiamo 2 volte per vedere i due tempi di Italia – N. Zelanda (0-0). Io soprattutto approfitto per dissetarmi e scrivere il diario di viaggio (questo solo nel II tempo) e Mario, tifando Italia, fa qualche chiacchiera con un ometto biondo, quasi bianco, di Baile Atha Cliath.
Partiamo e “lente, lente” arriviamo al ceppo dei “dieci km da Santiago”. Passiamo l'aeroporto ed il percorso inizia a prendere un aspetto, in qualche modo, suburbano. Iniziamo a salire per uno sterratone che ci introdurrà nell'ambiente del monte del Gozo, ultimo strappo prima della discesa per Santiago. Ci sorpassano le guardie pellegrine in moto salutandoci e poco dopo altre due con un fuoristrada. 

Avvicinandoci a Santiago
Mario è un po' alla frutta... Gli fa male il sedere per il sellino, è stanco e parla un po' a strappi. Ripete più volte che “dovranno finire, prima o poi le salite”, indica in alto ed aggiunge: “Non c'è più monte!”... Ma le salite continuano ed ogni tanto lo spingo. Piccolo appunto: non vorrei far credere di voler fare il pazzesco, effettivamente io sono piuttosto allenato, ma ho anche un rapporto corto nella bicicletta che mi permette di spingere facendo poca fatica e sopratutto ho un sellino con forma di culo rovesciato che non mi ha fatto mai avere alcun dolorino per tutto il viaggio!
Ci fermiamo a chiedere qualche indicazione ad un vecchietto dal forte accento galiziano, ma è un po' impreciso, soprattutto ci fa perdere tempo con discorsi un po' inutili. 

Alto del Gozo
All'alto del Gozo ci arriviamo attorno alle 8. Facciamo qualche foto e guardiamo Santiago dall'alto. Non si vedono le guglie della cattedrale come dicono, ma l'arrivo è vicino. Però oltre alla gioia del raggiungimento della meta c'è anche la tristezza della fine del viaggio; penso e ripenso che darei chissà cosa per essere catapultato nel porta-pacchi del TGV Parigi – Bayonne, assieme alla mia bici impacchettata ed agli zaini col casco appeso.
Parliamo un po' con un circa 45enne con cui avevamo già parlato un po' nelle ultime salite. E' di Madrid e viene dal Camino del Norte. Ha fatto il primo pezzo a piedi ma dopo un po' ha comprato una bici (anche abbastanza bella) ed ha proseguito con quella.
Mentre guardiamo dall'alto la nostra meta, Elena chiama un po' risentita perché non siamo ancora giù! Mi dice che mi sono perso un bell'ambiente alle 6 di sera, nelle vie di Santiago.
In una 20na di minuti arriviamo alla Puerta del Camino. Entrando all'Obradoiro faccio un video con la macchina fotografica. Vedo la Cattedrale, il mio (nostro) Camino è finito.
Intanto scorgo le sagome di moglie e suocero che si sbracciano in lontananza con facce sorridenti. 

Arrivo alla Piazza dell'Obradoiro - Santiago de Compostela
Il resto della storia la racconterò con calma in seguito. Ora mi aspetta una bella passeggiata al Monte del Pilar, a Madrid.
Riprendo a scrivere. È il 25/06/10, sono con Elena e Marta nella Piscinetta di Pozuelo. Eravamo arrivati all’arrivo a Santiago, la sera del 20/06/10.
Facciamo qualche giretto per la piazza e qualche foto commemorativa. Poi Elena ci svela dove alloggeremo. Un appartamento/albergo, ma senza cucina, al lato dell'Obradoiro, con, giusto, tre camere. Il pellegrino minore, Mario, si lava mentre io Elena e Jesus facciamo qualche passo per la città. A me viene freddo, essendo ormai sera e non essendomi ancora cambiato. Torniamo e mi lavo. Mangiamo davanti a “casa” e anche se cerchiamo di pagare io e Mario, paga tutto Jesus, giustamente felice di avere due familiari pellegrini al tavolo, ma un po' triste per non avere il resto della sua famiglia con sé e di non poter stare per più tempo in quel di Galizia. Dopo mangiato facciamo ancora un giretto, però Elena non mi ha potato proprio tutto quello di cui avrei avuto bisogno, mi viene un freddo porco e torniamo indietro. Finisce così l'ultimo giorno di pellegrinaggio, ma non è ancora l’ultimo da pellegrino, devo ancora farmi dare la Compostela.
Basilica di Santiago

(Continua nei prossimi giorni)

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lunedì 6 agosto 2012

El Camino de Santiago Parte Ottava

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  El Camino de Santiago Parte Ottava

  Settimo giorno di viaggio
Vega de Valcarce - Portomarin

19 giugno 2010

La mattina ci svegliamo abbastanza presto, assieme alla maggior parte degli altri pellegrini. Ci vestiamo, pochi minuti di preparazione mattutina e partiamo.
Salita per O Cebreiro
Si riesce a fare colazione solo dopo 5 o 6 km perché in paese è tutto chiuso. Dato il freddo e la salita, si fa una seconda colazione qualche km dopo, poco prima del confine con la Galizia, che raggiungiamo percorrendo un sentiero molto suggestivo. 
Arrivo in Galizia
Sul confine facciamo qualche foto e ce ne facciamo fare un paio da un'attempata tedescoide che cammina sola. Ripartiamo e in un tempo relativamente breve arriviamo in cima, al primo della serie di monticelli che dobbiamo superare in questo tratto. Sono tra i più alti di tutto il Camino. Fortunatamente tra l'uno e l'altro non si deve scendere molto, però mancano ancora parecchi chilometri alla discesona che ci porterà circa a 400 metri sul livello del mare e ad una temperatura più umana. 
O Cebreiro
Ora siamo al foscoso paesetto di O Cebreiro a 1296 metri slm. Il paese è tra i più pittoreschi del cammino, non fosse per altro, per l’atmosfera di “vita antica” che ci pervade per tutta la permanenza. Si fa una passeggiata, qualche foto e nel frattempo Mario prende la conchiglia di Santiago o Vieira, come dicono in Galizia.
Facciamo un saltino nella chiesa e poi proseguiamo per l'alto de San Roque. Poco prima di arrivare all'Alto incontro di nuovo il ciclista che avevo aiutato in su per la Cruz de Ferro, questa volta ha alcuni raggi della ruota rotti, spaccati proprio scendendo per la Cruz de Ferro. Gli do numeri di telefono ed indicazioni sui ciclo-riparatori di Sarria. Telefona. Forse prenderà un taxi perché, essendo sabato, il negozio resta chiuso nel pomeriggio, chiude alle 14 e sono quasi le 11 e Sarria è piuttosto lontana. 

Alto del Poio
Arriviamo finalmente all'Alto del Poio. Ci fermiamo nel bar. Consiglio a Mario di prende il ribeiro, un vino bianco galiziano. Io coca cola e patatine, queste ultime per tutti e due. Date le fatiche da cui dobbiamo riprenderci riesco anche a scrivere un bel pezzo di questo diario di bordo.
Verso Sarria
Ripartiamo, finalmente, in discesa. Vediamo qualche bel paesotto ed arriviamo a Tricastela, ormai a fondovalle e con temperatura decente.
Lì seguiamo il Camino sulla destra della strada asfaltata, la guida pare indicare che da lì si debba passare per il monastero di Samos. Molto probabilmente si sbaglia perché non lo vediamo e in molti ci dicono che si doveva andare dall'altra parte.
Mangiamo nella “Casa di Franco”, un'osterietta in un non ben precisato luogo del cammino. Dentro, come avventore, c'è un simpatico vecchietto che mastica in modo schifoso un sigaro, fortunatamente spento. Di tanto in tanto l’anziano masticatore si alza di qualche cm dalla panca come se dovesse rilasciare qualche residuo gassoso e si risiede. Lo fa ad intervalli piuttosto regolari e crea un ambiente pieno di incognite… fortunatamente non di puzza!
Si nota il cambio di lingua. Le persone che entrano, a parte un paio di italiani che avevamo già incontrato nell'ultimo pezzo di cammino, parlano in ispano-portoghese, altresì detto gallego, galiziano, in italiano. Telefono a Gesù (il suocero) e poco dopo ripartiamo. 

Passiamo da Sarria, cittadina dal carattere ormai completamente galiziano a 111,5 km da Santiago. 
Chiesa di S. Salvador de Sarria
Ci dissetiamo in un bar e facciamo qualche foto panoramica dall'alto. 
Sarria - Panorama
Da lì proseguiamo imperterriti nelle verdissime campagne dall’atmosfera già oceanica. Passiamo per ponti, guadi, incrociamo ferrovie ed attraversiamo vigneti, per arrivare fino a Portomarin, a poco meno di 100km dalla meta della nostra gita (ricordando il grand'uff, ing, cav, dott Sisini). Mario ci arriva affaticato e con forti dolori al sedere, per via del sellino stretto, dello zaino piuttosto pesante sulle spalle e, maggiormente, per non essere allenato.

Cammino nei pressi di Vilei
Horreo
Poco prima di arrivare alla città ci imbattiamo nel primo "Horreo", un particolare granaio costruito su delle palizzate tipico del nord della Spagna. Il primo lo fotografo per dovere di cronaca, ma è un rudere. Da lì in avanti se ne vedono di molto migliori ed alcuni veramente artistici.
Portomarin è una graziosa cittadina sulle sponde di un lago artificiale alimentato dal rio Miño. In verità la Portomarin originale si trovava dove ora c'è il lago e negli anni 60, durante la costruzione della diga, il paese è stato ricostruito interamente a monte, trasportando le pietre della cattedrale e di altri 2 o 3 pezzi della dua storia, per ricostruirli tali e quali in mezzo alle case del nuovo paese.


Portomarin - Lago artificiale del fiume Miño
Troviamo da dormire nell'Hostal municipale per i soliti 5€. Prendiamo posto nelle brande, ci si fa la doccia e siamo pronti per uscire nella movida del paese.
Mangiamo in una trattorietta davanti alla cattedrale con i soliti 10€. Nel frattempo facciamo un giretto, qualche foto ed entriamo a vedere la chiesa. (Un tipo uscendo mi guarda male i sandali... Che vuole?) 

La movida del paese lascia un po’ a desiderare (ma la nostra è anche peggio) e andiamo a dormire.

Iglesia de S.Nicola- Portomarin


(Continua nei prossimi giorni)
 
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