Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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giovedì 5 luglio 2012

El Camino de Santiago Parte Prima


Nelle prossime pagine, pubblicherò a pezzi il "diario di bordo" del viaggio che feci, ormai, due anni fa verso Santiago de Compostela, in bicicletta. Sono solo abbozzi di quello che ho vissuto con qualche riflessione, qualche pseudo battuta, ma il tutto condito da un medio-basso valore letterario.
Le pubblicazioni dei capitoli avverranno in tempi variabili da un paio per volta ad una ogni dieci giorni, a seconda di quello che dice l'oroscopo del giorno. 

  El Camino de Santiago Parte Prima


 



12 giugno 2010 – h 7,15



Quale miglior momento per iniziare a scrivere che una frondosa ombra di quercia dopo una fresca e rilassata discesa... magari nella Rioja in mezzo ai vigneti con una bella limonata frizzante? Beh, di sicuro la situazione in cui sono ora è un po’ differente.

Premetto: tutto è esperienza, tutto è meglio che “non esistere” o esistere ed essere un minatore cinese, però... Sono incastrato nel vano portabagagli del TGV da Parigi Montparnasse a Bayonne, di fianco ho la mia bicicletta smontata ed impacchettata e i miei due zaini (con caschetto appeso). Loro stanno più comodi. Io ho un piede per terra ed uno in aria ed il mio culo è solo per metà appoggiato all’inferriata porta-pacchi. Alla sinistra ho le latrine. Poco fa avevo un bel posto, ma è stato reclamato dai legittimi proprietari... e lo vedo ancora, è qui, davanti a me, ma non è più mio!
Sono appena partito, sono quasi le 7.30 e piove.
Perché sono in questa situazione? Mi è stato detto che è per colpa di un default elettrico ad Antibes, che ha fatto patire in ritardo di un’ora e mezza il TGV Nizza – Paris Gare de Lyon e mi ha fatto perdere per un (o due) soffio (i) il notturno Parigi Gare de Austerlitz – Bayonne. Ora dovrei essere già là, mentre mi mancano ancora 5 ore per arrivare.
Che ho fatto stanotte? ...Dormito! In un Novotel piuttosto confortevole, vicino alla Gare de Montparnasse [raggiunta con metropolitana (linee 5 e 6 con cambio in Piazza d’Italia)] e pagata dall’SNCF. Unica spesa 1,60 euro di metrò.
Ieri notte ho potuto farmi una bella doccia e stamattina fare un abbozzo di colazione in hotel: una bevanda al gusto di nesquik gentilmente anticipatami dai buoni albergatori (la colazione veniva servita dalle 6.30 ed erano circa le 6.15).
La bicicletta e gli zaini pesano parecchio ma... 1) come dicevo, è peggio essere minatori cinesi, 2) non me l’ha ordinato nessuno...e questo alleggerisce il tutto non di poco, 3) alcuni dettagli, come l’attraversamento della Senna (su un ponte) o la vista della Tour Eiffel piuttosto da vicino, fanno pensare che gli sforzi inizino ad essere già ricompensati dalla bellezza e dalla magia del viaggio.

11 giugno 2010, ieri mattina, giorno della partenza.

Sveglia alle 6.30. Colazione, barba, ultimi controlli, saluto Elena che esce prima di me per andare a lavorare (mentre io parto per la mia bella vacanzetta solitaria) ed alle 8.00 (circa) mi aspetta sotto casa Mario, che mi accompagnerà fino a Nizza.
Prendiamo il treno a Cornigliano circa alle 9.10, dopo 40 minuti di coda in corso Perrone. Dopo aver accumulato ritardo su ritardo, arriva a Xxmiglia stranamente in orario, dove ci aspetta l'altro treno per Montecarlo. Lì cambiamo ancora per Nizza raggiungendola in orario. Si mangia al Flunch a lato della stazione e aspettiamo i treni. Quello di Mario per Genova, dopo essere stato soppresso avrà, invece, solo qualche minuto di ritardo. Il mio (TGV Duplex da 320 km/h), segnalato nel tabellone senza ritardo, avrà, invece, il ritardo detto prima.
I miei bagagli - Stazione di Nizza
Mi sto accorgendo, pensando ai 320 km/h, che anche ora stiamo andando abbastanza di fretta. La campagna francese scivola all’indietro ad una velocità consistente, non come ieri, ma rispetto al locale Genova Principe – Pontedecimo, dal finestrino le cose si spostano in modo più interessante. Beh ieri un po’ diverso lo è stato. Passata Aix-en-Provance il treno ha iniziato ad emettere suoni simili alla nostra lavatrice quando si prepara per la centrifuga. Un sibilo che non capivo bene se venisse dal motore o dalle ruote... o dallo strisciamento del pantografo. Comunque aumentava sempre più di tonalità e quando già sembrava che il suono dovesse essere quello definitivo, dava ancora qualche accelerata ed arrivava ad una nota più alta... comunque siamo arrivati in ritardo!
Tornando alla cronaca, dopo aver cenato con muffin, barretta energetica e coca cola (sul TGV non mi sono azzardato a prendere altro) mi avvicino a Parigi ed iniziano ad arrivare SMS a raffica da Elena e Mario, lei per l'aereo del ritorno e lui per dare indicazioni x arrivare alla Gare de Austerlitz (non così precise) e orari dei treni di domani, nonché il nome di un albergo economico per passare la notte.
Arrivo alla Gare de Lyon, passo la Senna ed arrivo alla Gare de Austerlitz (sul ponte, nella pioggerella parigina, vedo Notre Dame illuminata. In lontananza, ma non troppa). Alla stazione mi confermano il 3no per l’indomani (quello su cui sto viaggiando) e mi trovano l’alloggio... (2 ragazze che non sanno troppo bene l’inglese. Solamente 2 facchini, maschi, loro amici mi hanno saputo dare informazioni in un inglese decente!) È circa ½ notte e arrivo all’albergo quasi all’una. Vedo nitida, nella pioggia, attraversando la strada tra stazione ed albergo, la Torre Eiffel, molto vicina. La rivedo anche stamattina, ma nella nebbia. Già che non piove la fotografo.

Bene, ora sono in treno, è il 12 giugno 2010 e sono le 8,08. Proseguo per Bayonne e sembra che non piova più.

Scrivo il 14 giugno 2010 – h 20,58 circa. Sono a Santo Domenico della Mulattiera o come dicono qui, Santo Domingo de la Calzada. Sono nell’albergue de los peregrinos, 5€ a notte e sto mangiando in modo frugale perché oggi ho un po’ ecceduto con il cibo... Ma andiamo con ordine... Anzi, no, con disordine: ho già bucato 2 volte la ruota dietro. La prima volta scendendo dall’Alto del Erro mi si è tagliato il copertone su una pietra. Dopo un paio di messe a punto sono riuscito a fargli fare quasi 100 km (poi l’ho cambiato). L’altra mi si è bucata oggi, arrivando a Najera. Senza questi disguidi sarei a Burgos, ma, vabbè, pensiamo ai minatori cinesi... e andiamo con ordine!
Eravamo rimasti al treno del 12 giugno. Dopo varie acrobazie per dormire nel portabagagli in basso (alto 40 cm) ho pensato bene di andare a fare colazione per passare un po’ il tempo. Alla fine, a Bordeaux scendono quasi tutti e, finalmente, almeno per l’ultimo pezzo del viaggio, sono riuscito a dare una patta su un sedile.
Bayonne... Arrivato in orario alle 12 e (05?.. si mi pare). Alle 15,09 ho il pullman per Saint Jean Pied de Port, sostitutivo del treno, fermo fino a fine giugno per lavori sulla linea. Ho provato a chiedere in stazione se nel bus accettavano bici montate, tanto da non perdere tempo, ma nessuno mi ha saputo dire nulla. Così per 3 ore non ho fatto un picchio, tranne mangiare una baguette con formaggio e guardare un vagabondo che pranzava... Poi le bici le accettavano anche intere; che Santiago li fulmini!
Bayonne, dicevamo, passando col pullman sembra una città piuttosto bella, ma soprattutto è bello il tragitto per arrivare a SJPdP.  E' tutto molto verde, una tonalità quasi svizzera. Le casette, i boschi, i paesini e la gente sembrano quasi irreali. Si ha l'idea di percorrere la trama di qualche favola per bambini, non sarebbe stato poi così strano incontrare Hansel e Gretel o anche i fratelli Grimm in persona. Oltretutto la valle la giriamo per bene dato che faremo il doppio dei chilometri per raggiungere tutte le stazioni del treno. Nel frattempo dormo anche un po’!
Aquitania
Al paesetto ci arriviamo alle 17 meno qualcosa, con un po’ di ritardo, tanto per cambiare. Monto la bici nella stazione. La sfascio di tutta la porcheria che le avevo girato attorno e la vado a cacciare nei bidoni davanti alla stazione  (la plastica, non la bici!). Cerco di fare un po’ di raccolta differenziata, ma i canoni, lì, sono un po’ particolari e, alla fine, la maggior parte la caccio nel bidone generico. A mettere tutti i pezzi a posto ci metto una mezz’oretta. Finito, inizio subito a vagare a caso per il paese, cercando conchiglie e credenziali, facendo foto e godendomi un po’ l’inizio della mia epopea pellegrina.
Passo la porta di Santiago e salgo, con parecchi scricchiolii della bici, in su per la via principale che è una salita immane. Vado all'associazione degli amici del pellegrino, quasi in cima, e mi prendo la mia bella credencial per 2€. Inoltre mi danno un sacco di foglietti con indicazioni di vario tipo, come la lista di tutti i cicloriparatori (loro amici), tabelle altimetriche e l’utilissima mappa del primo tratto del percorso, SJPdP – Roncesvaux. Parlo un po’ con loro sull’opportunità di fare o no la prima tappa in serata. Loro sono un po’ perplessi, mi dicono che, sì, dovrei anche farcela, ma gli leggo un bel punto interrogativo al di sopra della testa. Comunque mi dicono, in ogni caso, di passare dalla via carrabile. In bici, con il fango che c'è, quel tratto di Camino è impercorribile.
Rue de la Citadelle
Saint Jean Pied de Port












Sceso fino dalla Porta di Santiago, ed intenzionato ad intraprendere l'impresa vengo fermato dalla simpatica pioggia che ha iniziato a venire giù copiosamente.
Un viandante mi consiglia di passare la notte in paese e mi convince definitivamente a partire l’indomani. Ritorno dagli amici del pellegrino dove aspetto un’oretta perché gli amichetti finiscano di mangiare e faccio qualche parola con un po’ di gente. Rimango assieme a 3 chicos sevillani che hanno affittato un pulmino, portato le bici a SJPdP, consegnato il furgone a Pamplona e ritornati col taxi... Molto professionali, sembrano, ma di non grossissime ambizioni: “a lo mejor mañana llegamos a Roncesvalles”... Io dico che ci sarebbero arrivati in un paio d’ore e un vecchietto aggiunge con molta ironia: “ma se ci arrivo io a piedi, anzi, vado anche oltre!”. Loro ci rimangono un po’ male. C’è un gruppo di brasiliani, o forse solo 2, non ho capito bene se un altro paio di persone fossero con loro.. Uno parla spagnolo, un paio di diversamente etero, piuttosto esibizionisti, assieme al vecchietto di prima (vecchietto... poi avrà 55 anni). Quando vanno a far pipì nel prato, l'attempato gli dice qualcosa sull'opportunità di orinare proprio lì e loro rispondono: “Por qué? Tienes miedo de algo? Tranquilo, que no tenemos ganas de na'!” ...C’è un solitario che vuole partire in serata. Ormai sta facendosi buio, ma dice di voler piantare la tenda da qualche parte, prima che venga buio. A parte la (non troppo) apparente natura impavida, il personaggio è anche molto scemotto. Fa discorsi sulla timbratura della credenziale e si preoccupa del valore dei timbri che mettono nei bar. Ha paura che alla fine gli possano dire che quelli non vanno bene per ricevere la Compostela (il certificato che attesta il pellegrinaggio per motivi spirituali).
Giardino degli "Amici del Pellegrino"
Alla fine i Pilgrim's Friends, la smettono di mangiare e tornano a lavorare. Noto che tra di loro c’è quello che mi ha consigliato di rimanere in paese... Bel volpone! Nell’ufficio mi danno alloggio e conchiglia a pettine, per la quale do anche un po’ di mancia, mentre gli altri le sottraevano tranquillamente. Mi indicano un albergue privato perché quello degli “amici” era pieno. Così vado alla più cara “Maison Esponda” (10,30€, ma riesco a non dare i 30 cent). In camera ho 2 tedeschi, uno parla un po’ di italiano ed è al II anno consecutivo che si scoppia il cammino. Mi dice anche che quello sarà l'unico albergue pulito e comodo, perché in Spagna sono più schifosi. Io penso che forse è per il fatto che qui inizia il cammino e negli altri ci si arriva con fango e fatica. Però quelli che vedo in seguito saranno posti pulitissimi e anche meglio organizzati di questo. Poi ci sono un padre ed un figlio inglesi, faccio qualche discorso con il padre.
Mi lavo, esco, faccio qualche passo per cercare un ristorantello economico e alla fine mangio una pizza Vesuvio da Silvio, il caro e vecchio Silvio (o meglio Silviò, essendo francese) che tra l’altro la fa molto bene.
Torno all’albergue abbastanza presto e dormo.

(segue nei prossimi giorni)